Silvestro Scotti: «Contrari a passaggio medici di famiglia al Servizio sanitario nazionale come dipendenti, su formazione accademica procedere con gradualità»

«L’obiettivo sul tavolo è la riorganizzazione della Medicina di famiglia: il confronto con il ministro è avviato ma i punti da chiarire sono vari. Al momento non è però in discussione il passaggio dei medici di famiglia al Servizio sanitario nazionale come dipendenti; si tratta di un’ipotesi che ci vede nettamente contrari e che non è ad oggi in agenda». Lo ha detto il segretario della Federazione italiana dei medici di famiglia (Fimmg), Silvestro Scotti, intervistato dall’Ansa alla vigilia dell’incontro tra il ministro della Salute, Orazio Schillaci, e i sindacati confederali.

C’è poi il tema che «riguarda la formazione: si pensa di arrivare ad un percorso di formazione accademico universitario proprio per aumentare l’attrattività della professione – ha proseguito il segretario della Fimmg all’Ansa – Ciò significherebbe passare dall’attuale corso di formazione in Medicina generale post laurea, di durata triennale, ad una specializzazione universitaria della durata minima di 4 anni».


Questa trasformazione, considerata l’attuale carenza di medici, «dovrà essere necessariamente graduale, per evitare che l’allungamento dei tempi crei ulteriori carenze». Rispetto al rapporto tra mmg e ospedali, secondo Scotti «il medico dovrebbe poter prescrivere il ricovero ove necessario, in modo che il cittadino possa saltare l’attesa in Pronto soccorso ed entrare subito in reparto. Una sperimentazione in tal senso si è fatta in Lombardia con l’istituzione di un “codice blu” ma il problema è che per poter fare questo il medico dovrebbe essere messo in grado di effettuare esami diagnostici completi, a partire da elettrocardiogrammi e test cardiologici, ma ad oggi i nostri studi ancora non hanno la strumentazione diagnostica necessaria. I fondi per la dotazione diagnostica sono previsti dal 2019, ma le Regioni non hanno avviato le procedure necessarie». Sulla questione delle nuove case di comunità, Scotti ha concluso: «Quali e quanti medici debbano essere impiegati in queste strutture è un capitolo tutto da scrivere».

Fonte: Fimmg.org

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